La Necropoli

La Necropoli

L’area della necropoli

La necropoli si sviluppa sugli opposti versanti della valletta del Cantone, lungo il percorso naturale che collega Amplero con la conca del Fucino: qui nei pressi di Ortucchio, in località Arciprete, è posta un’altra necropoli dei età tardo repubblicana.

Tra il 1968-epoca dei primi recuperi- e il 1975 le ricerche hanno messo in luce 30 tombe. Altrettante sono state distrutte dall’azione dei tombaroli. Le sepolture sono inserite alla base del declivio su due file continue, e almeno in alcuni casi, sono collegate tra loro da un muretto. La necropoli è connessa all’ultima fase dell’insediamento di S.Castro, o piuttosto agli edifici costruito sul pendio orientale della valletta, a breve distanza dal nucleo principale del vicus. Essa fu in uso almeno tra il I sec.a.C. circa ( età tardo repubblicana) ed i primi decenni del I secolo d.C. (M.P.)

 

La tipologia delle tombe

Nella valletta si succedono tombe destinate ad un solo defunto ed altre utilizzate per un maggior numero di deposizioni quali tombe di famiglia.

La tipologia delle sepolture non è uniforme. Le caratteristiche di costruzione non hanno di per sé un sicuro significato cronologico: indicano piuttosto la disponibilità economica del defunto e dei suoi eredi, oppure dipendono dalla pratica delle maestranze operanti nella necropoli,e talvolta dalla necessità di sfruttare il banco di roccia affiorante. È significativa però la distinzione tra tombe a cassa oppure a loculo ricoperte da lastroni di pietra e tombe con volta in opera cementizia e ingresso anteriore, chiuso da un muretto a cui può essere addossata la stele-porta.

La tipologia delle tombe è la seguente:

-a cassa di lastre (es. tomba 5)

-a loculo con copertura in lastroni (es. tomba 1)

-a loculo con copertura a volta (es. tomba 16)

-a loculo con copertura a volta (es. tomba 14)

-a fossa privo di copertura

La necropoli è costituita soprattutto da tombe singole, che hanno un carattere sempre assai modesto. Soltanto 5 sono le tombe a camera, usate per più sepolture: esse presentano maggiori dimensioni e un aspetto vagamente monumentale, simile per così dire alle “cappelle di famiglia” dei nostri giorni. Il loro ingresso è talora laterale, per evitare che ad ogni riapertura l’abbattimento del muro danneggiasse il prospetto decorato della tomba.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un esempio eccezionale è la Tomba 14, l’unica preceduta da un corridoio scavato nella roccia e con una canaletta per versare all’interno della tomba offerte di vino e latte (pprofudiones) in occasione dei riti del giorno dei defunti (Parentalia). L’interno era dipinto, ma la decorazione è perduta. Nel pavimento dono ricavati tre pozzetti, disposti a scacchiera, che contenevano verosimilmente le cassette lignee con i resti delle più antiche deposizioni. L’uso prolungato per più generazioni ( I sec. a.C.- primi decenni d.C.), mentre  la presenza del letto in osso indica la notevole disponibilità economica familiare superiore allo standard della necropoli. Nei casi di deposizione singole, come per la Tomba 1, vi sono sicuramente vasi per contenere i cibi lasciati accanto al morto al momento della sepoltura. (M.P.)

 

Il rito funerario

 

 

 

 

 

 

 

Non è difficile immaginare come si presentasse la necropoli, agli inizi del I sec. d.C. a chi, uscendo dal vicino abitato, percorreva la strada verso il Fucino. Allineate sugli opposti versanti della valletta, in duplice fila, si succedevano lapidi coi nomi dei defunti, alternate a tombe a camera. Lo scavo ha permesso il recupero di alcune di questi lapidi ( stele-porta) che erano incassate in un lungo muretto di recinzione in opera incerta. Sono conservati i nomi di alcuni defunti: ad esempio, quello di Instacia figlia di Numerio ( una donna morta in età adulta, sepolta nella Tomba 28), o quello di Caio Vibedio figlio di Stazio (Tomba 18).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le stele raffigurano una porta da due battenti, talora con le maniglie, sormontata da un timpano triangolare liscio o più raramente decorato da un crescente lunare. Il motivo della porta allude al passaggio del defunto nell’oltretomba. Non è nota al momento la decorazione della facciata delle tombe a camera, a carattere familiare, tuttavia è possibile che anche qui fosse presente una porta inserita in un più elaborato prospetto architettonico; infatti una tomba di questo tipo nella necropoli tardo-repubblicana di Arciprete si sono rinvenuti i pilastrini decorati ai lati dell’ingresso. Stele-porta sono frequenti nelle necropoli romane di Villavallelonga, Trasacco, Ortucchio, Casali d’Aschi, ecc.  

Solo due tombe del Cantone, la Tomba 28 e la Tomba 24, conservavano al momento dalla scoperta le pitture: si tratta di sommarie decorazioni architettoniche monocrome in rosso.Un esempio analogo, ma più ricco è noto a Trasacco. Il defunto era sepolto con i sui vestiti: restano infatti, nelle tombe femminili, le fibulae di ferro (identiche alle attuali spille da balia) che fermano la veste sulle spalle, e le borchiette di bronzo argentato dei calzari. Sul corpo erano collocate bottigline di profumo ( balsamari di terracotta o di vetro). Una scatolina per il trucco, di cui si è rinvenuto solo lo specchietto di bronzo, era aggiunta talora nelle sepolture femminili. Due tombe maschili hanno invece uno strigile di ferro, oggetto legato all’attività agonistica maschile. Il rito funerario prevedeva infine la deposizione, in una nicchia laterale oppure al fianco del defunto, di vasi con cibi e bevande ( ollae contenenti pesce salato, lagynoi contenti liquidi) oltre a pezzi di carne ( un galletto, un quarto di maiale e uno di agnello).

La Necropoli

Le ricognizioni nell’area dell’insediamento italico-romano hanno individuato diverse tombe di età repubblicana: esse segnalano sia le diverse vie di accesso al vicus sia le fasi del suo sviluppo sui terazzi del pendio. Sono tombe a grotticella ricavate nel banco di roccia calcarea, forse destinate a più deposizione. In un caso è stato rinvenuto il blocco monolitico di chiusura, raffigurante una porta, su cui è parzialmente leggibile il nome di una defunta. Queste necropoli verosimilmente si riferiscono al periodo di prima espansione del vicu. (III- II sec. a.C.).

 

 

 

 

 

 

Lo scavo condotto a più riprese tra il 1980 eil 1987, ha messo in luce una necropoli romano-imperiale; otto tombe disposte in modo regolare, a breve distanza l’una dall’altra. Di queste, sei sono ad inumazione e due soltanto ad incinerazione sotto una copertura di tegole ( a cappuccina).

 

 

 

 

 

 

 

 

La maggioranza delle sepolture ad inumazione sono per bambini molto piccli, deposti in terra e privi di qualsiasi oggetto. Invece le altre rtombe, che appartengono a due adulti ( un uomo e una donna ) presentano un modesto corredo. Il primo, sepolto in una cassa di tegole, aveva un vasetto di ceramica acroma ( Tomba 8); la seconda aveva una serie di spilloni per capelli, in osso, collocati entro la cassa di blocchi reimpiegati e tegole sul fondo.

Per i loro corredi le tombe “a cappuccina” si datano netro la metà del II sec. d.C. Una di esse è molto interessante, perché reca un condotto verticale sopra le tegole, costruito semplicemente con due coppi accostati, che dovevano affiorare alla superficie e raccogliere le libagioni funebri. Questo particolare accorgimento che nasce da sentimenti di pietà familiare e di usanze religiose è noto anche altrove. Poiché l’altra tomba ad incinerazione si sovrappone ad una ad inumazione di bambino, è lecito supporre che i due riti funerari siano stati adottati a S.Castro in momenti successivi. (M.P.)