Il Fuoco e gli Animali

Il Fuoco e gli Animali

Nel giorno della sua festa liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici.

In alcuni paesi di origine celtica, S. Antonio assunse le funzioni di divinità della rinascita e della luce, LUG, il garante della nuova vita, a cui erano consacrati cinghiali e maiali, così S. Antonio venne rappresentato in varie opere d’arte con ai piedi un cinghiale o un maialino.

Per millenni e ancora oggi, si usa nei paesi accendere il giorno 17 gennaio, “torcioni”, “farchie”, “focarazzi”, “ceppi” o “falò di S. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera.

Il “torcione”, caratteristica unica di Collelongo, una volta era ricavato da un unico esemplare di quercia che abili maestri d’ascia provvedevano a lavorare fino a dargli la caratteristica forma.

Questo successivamente veniva “inzeppato” con “stangoni” ed altra legna ed infine issato nelle piazze principali del paese. Particolarmente suggestivo era “I favòre”, falò che i pastori accendevano in località S. Antonio. Da questo punto è possibile vedere sia il paese che gli stazzi di Amplero e la tradizione vuole che al più vecchio ed al più giovane tra i pastori, che tornavano dagli stazzi a far festa, fosse dato l’onore di accendere il “favòre”.

Menzione meritano le “torcette”, le particolari torce che i bambini di Collelongo utilizzano nella processione del 16 sera. A differenza delle normali torce che si usano altrove quelle di Collelongo sono realizzate “torcendo” ovvero avvolgendo su se stesso (da qui il nome) un virgulto di roverella, cerro o carpine. Questa operazione sfibra il legno permettendo alle abili mani del torcettaro di ricavarne un prodotto unico per la gioia dei tanti bambini, i nuovi devoti alla festa di Sant’Antonio Abate.